L’angolo delle bugie

RACCONTO

Un momento di silenzio….

Solo altro attimo di silenzio. Poi una scintilla. Un’ altra esitazione.
Stefano era certo che oramai il suo piano andasse in fumo.
Ancora un attimo di silenzio.

Stefano si guardò intorno per vedere se ci fosse gente in giro. Con tutti quei ritardi la faccenda stava diventando più pericolosa di quella che aveva immaginato.
Certo, non c’erano delle vere ragioni per cui delle persone potevano trovarsi in giro alle 3.47 di mattina al Porticciolo di uno schifoso mercoledì.
Chi poteva mai venire? I pescatori? No, loro non prendevano mai il largo così presto la mattina e soprattutto prima di uscire con la barca devono passare da Rosignano Solvay a comprare un po’ di pesce surgelato alla GenePesca per far credere a tutti gli stupidi di città che erano davvero pescatori.
Poteva esserci qualcuno amante delle ore piccole?
Nessuno che voglia divertirsi un MINIMO si sarebbe mai avvicinato al Porticciolo e soprattutto all’angolo delle bugie o “Circoletto delle Maraviglie” Come lo aveva soprannominato Stefano.

Insomma nessuno.

Una fiammella si riaccese all’improvviso, proprio sulla sommità della grossa sacca che Stefano aveva sistemata sulla panca del circoletto.
”Allora tutto non è perduto! Speriamo che questa sia la volta buona” Sospirò Stefano.
E così fu.
Un boato incredibile squarciò il cielo mattutino di Castiglioncello.
Una fiammata si alzò in cielo come la lingua di Lucifero. Il circoletto delle Maraviglie venne immediatamente catapultato all’inferno.
Pezzi di roba volarono in tutte le direzioni. Alcune erano schegge di legno.
Qualcosa bruciava più di qualcos’altro ma non si capiva bene…. Forse le vecchie reti da pesca attaccate al muro.
A Stefano rimase impressa la gran luce nella retina e continuò per qualche secondo a vedere solo una macchia gialla.

L’incubo che il circoletto fosse rimasto integro era svanito.

Le bisunte sedie di vimini erano ridotte a brandelli infuocati mentre la panca ed il tavolo si erano semplicemente volatilizzati.
Anche il casottino verde usato come rimessa (ma di cosa? si era sempre chiesto Stefano) ardeva come una fiaccola. No, forse ardere non è il termine corretto. Era come se fosse stato addentato da un demoniaco squalo infuocato che nel morso avava portato via la metà della costruzione.
Finalmente Stefano si levò lo sfizio di sbirciare all’interno di quella costruzione così proibita. Un tavolino, alcuni quadri, delle vecchie vele e qualche cartolina storica incenerita nei primi 3 secondi dalle fiamme. Evidentemente il legno era ben stagionato e soprattutto quelle innumerevoli mani di tinta a smalto verde così grossolanamente date rendevano il casottino un bocconcino prelibato per le fiamme con o senza l’esplosione.
Stefano sorrise ed il suo sorriso era illuminato dalla luce calda delle fiamme.
Soprattutto quell’orribile salvagente che esponeva con orgoglio la scritta “Angolo delle bugie” era scomparso.
“Per sempre Dio!” Canticchiò Stefano “Scomparso per sempre!!” e poi iniziò a ridere.
Non era così felice da quando non aveva finito di dare gli esami ed aveva iniziato quel tour de force che invece sarebbero dovute essere le sue vacanze.

“Il mondo mi sarà grato per questo, peccato che nessuno saprà che sono stato io l’esecutore materiale di un’esigenza che da tempo doveva essere soddisfatta.”
Stefano pensò ancora per un attimo al ruolo che il “circoletto” aveva avuto nella sua vita.
Ricordi che non potevano certo essere accompagnati da smaglianti sorrisi.
No, no ma ora il circoletto non c’era più. No, era libero.
Le fiamme si erano quasi affievolite. Era passato un attimo dalla detonazione. Un solo istante che per lui era sembrato eterno. Un momento di vera gloria pensò fra se e se.

Una macchina faceva suonare il suo allarme.
Probabilmente era una macchina di quei super snob di milanesi che affollavano le spiagge e successivamente le ricolmavano con le loro stronzate.
Ancora nessuno aveva avuto il tempo di accendere la luce.
Era il momento giusto. Era ancora il momento giusto.
Stefano pigiò l’altro pulsante.

Come prima una scintilla fece capolino nell’oscurità. Un esitazione… ma Stefano non si preoccupò più di tanto. Anche prima era successo una cosa del genere. E in fondo anche se questa volta non funzionava una soddisfazione se l’era già tolta.
Ma Dio era dalla parte di Stefano o almeno così pensò lui.
Un altro scoppio si fece sentire nel cielo di Castiglioncello. Questa volta fu ancora più grosso.
Certamente la soddisfazione non fu come per la precedente detonazione ma una particolare lo fece trasalire di gioia. Un dettaglio che si ricordò per tutta la sua vita.

La terrazza “attico” dello stabile del circolo Nautico Castiglioncello era in fiamme.
Purtroppo poche cose erano salate e meno ancora erano in preda alle fiamme. Ma la luce era incredibile. Il tetto di canne della terrazza stava ardendo benissimo.
Stefano immaginò, anzi sognò di essere in montagna di inverno, come piaceva a lui.
Immaginò come potesse essere piacevole un bel falò come quello in una fredda serata invernale.
Stefano aveva sistemato una grossa sacca anche su quella terrazza.
Ma la scelta non fu casuale. C’era poco da bruciare oltre al barrettino di legno se si esclude il pezzo forte dell’esplosione.
Il calcetto ! Stefano lo aveva visto saltare in aria in Mille e forse più pezzi !
No, no, forse erano ancora di più, forse erano 5000 pezzi, continuava a ripetersi Stefano.
Quel calcetto ! Se lo ricordava molto bene. Le serate con la bocca cucita a guardare il mare mentre tutti giocavano per 5 ore di fila a calcetto. E poi chi perdeva ci doveva passare sotto. Si, proprio come un verme. Li guardava con compassione strisciare sotto quella cosa mentre loro ridevano felici.

Era davvero quello il significato che davano alla loro vita ? ?
Era davvero ciò che volevano ?
Purtroppo, si. Quella era la loro gratificazione.

Stefano pensò che aveva fatto loro un grosso piacere. Gli aveva levato una tentazione incredibile. Li aveva sbarazzati dal loro carceriere.
Adesso erano liberi. Potevano parlare, esprimersi, leggere libri e cose del genere.
Le fiamme divampavano felici o almeno così pensava Stefano perché le fiamme sono sempre felici soprattutto se mangiano qualcosa di prelibato, come in quel momento.
Nessun ferito, nessuno coinvolto nelle esplosioni.
Aveva fatto il suo dovere o almeno così pensava lui. Si senti davvero felice, ma forse non è la parola giusta. Si sentiva sollevato, come al risveglio da un brutto sogno che piano piano svanisce nella luce del mattino.
Oppure si sentiva come dopo aver dato un bell’esame. Il momento in cui ti verbalizzano il voto sul libretto è pressappoco la sensazione che Stefano provò in quel momento nel cuore.

Adesso le fiamme si erano affievolite. Quasi tutte le case avevano la luce accesa e molte persone si affacciavano incuriosite. Si vedevano come se fossero tutte nere in controluce delle loro abat-jour da tavolo, sicuramente molto costose.
Stefano capì che era il momento di scomparire.
Infilò nello zainetto il telecomando che aveva usato per le bombe (gentilmente offerto da D-Mail) e dalla Lucciola dove era appostato si infilò nell’acqua nera come la pece del mare.
Sarebbe tornato a nuoto passando da punta Righini. Rabbrividiva all’idea di fare una traversata del genere di notte, lui che odiava il mare oscuro ma quello che aveva fatto non gli lasciava molte alternative.

L’acqua era calda e a Stefano non sembrò più così spaventosa come pensava.
Mentre nuotava nell’oscurità teneva sempre lo sguardo fisso verso il Porticciolo e all’ ”Ex” angolo delle bugie.
Il sorriso folle di quella sera non lo abbandonò mai più.
E scomparve nell’oscurità non visto.