Moksha come libertà, auto-realizzazione e conoscenza di sé

Oggi, giorno del mio compleanno passato sul Gange ho fatto un’esperienza davvero molto forte. Inerpicandoci in viuzze popolate da mucche, scimmie e capre siamo arrivati a Manikarnika Ghat. È il ghat dove i morti vengono cremati. Tutta la zona è piena di magazzini di legna che serve per cremare le persone. Abbiamo incontrato un fuochista che ci ha spiegato che serve 20Kg di legna per ogni Kg del defunto e che per cremarlo occorrono circa due ore per avere la cenere che poi verrà lasciata nel Ganga (così chiamano il Gange).
Ci ha anche spiegato che chi ha la “fortuna” di essere morso da un cobra (e dunque morire), non ha bisogno di essere arso ma può essere gettato nel fiume legato ad una pietra. Questo perchè il cobra è la personificazione di Shiva. Stessa sorte tocca ai defunti malati di lebbra e al corpo delle donne incinte.

Ci ha poi portato su di una grande terrazza: luogo di cremazioni. Sono stato subito investito dal caldo secco (e profumo di sandalo) del fuoco di alcune pire quasi del tutto consumate e quel calore si è sommato alla calura umida della città.
Su quella terrazza il fuochista ha spiegato che il corpo del defunto viene portato su di una barella di bambù dai familiari fino al fiume Gange dove viene lavato. Poi viene ricoperto con delle essenze altamente infiammabili e infine messo dentro un sudario. Mentre sentivo queste parole ho visto adagiare delicatamente su di una pira, a non meno di tre metri da me, il corpo inerte di una donna.
Accanto a lei si trovavano i suoi familiari tutto sommato felici perchè la defunta avrebbe avuto in dono il Moksha: la liberazione dal corpo e la piena consapevolezza di se. (In fondo alla pagina la spiegazione di cosa sia il Moksha).

Ho visto dare alle fiamme il corpo con della paglia infuocata. Questa è stata accesa in un tempio sottostante (che poi abbiamo visitato) in cui il fuoco sacro viene alimentato da 3.000 anni.
Quando ero li ho smesso di essere un turista, quelle pire non erano un’attrazione da fotografare, ma persone: defunti che quasi potevo toccare. E le ho viste ardere prima di essere donate al grande e amorevole fiume Ganga. Il fiume è vita, da la vita e scorre inesorabile come il tempo.

Avete presente quando fai un incidente e ti rompi un qualcosa? Ti fa male ma ancora, tra l’adrenalina e la paura, non sai bene cosa ti è successo. Stessa cosa a me. Quello che ho visto oggi mi ha commosso, stupito, spaventato… Non so bene neanche io spiegare cosa. Ma so che qualunque cosa sia mi ha dato molta più consapevolezza, della vita, della morte e di come affrontare quest’ultima. È stato sicuramente un bellissimo regalo di compleanno.

Per riprenderci da un’esperienza tanto forte abbiamo fatto giri nelle viuzze mercato di Varansi, tra gente di tutti tipi, una mucca che mi voleva incornare e scimmie che mi passavano sulla testa. Ho comprato una statua della dea Kali(ma-la) e come pranzo-dolce di compleanno due (dico DUE) lassi. Che sarebbe latte fermentato servito in una ciotola. In un posto abbastanza rinomato: si chiama Blu Lassi e ci sono pure le scritte sui vicoli. Prospiciente cortei funebri, mentre eravamo li ne son passati tre.

E per finire la serata ho avuto la fortuna di essere protagonista di una festa di compleanno a sorpresa. Dopo cena mentre ero mezzo addormentato, hanno suonato alla porta della camera. Mi sono trovato davanti tutti i tizi del l’albergo mi volevano con aria solenne. CHE PALLE! ho pensato: un’altra truffa! Esco un po’ seccato in boxer quando accendono le luci! Una festa con tanto di torta al cioccolato! Avevano letto la data della mia nascita sul mio passaporto al momento del check-in! Così come consuetudine indiana il tizio mi ha spiaccicato una fetta di torta in faccia ( non è lebbra se guardate la foto). Poi ci siamo messi a parlare e gli ho raccontato la storia della truffa a Delhi e di come mi sono trovato male fino a che siamo stati BLINDATI tra gente veramente di merda. Il proprietario dell’albergo mi guarda con aria solenne, mi mostra la mano e mi dice: “anche se le dita appartengono alla stessa mano sono tutte diverse“. È vero. Domani inizia il rientro in Italia ma alla fine sono stato felice di ricredermi sul popolo indiano e su questa magica terra. Mi sono bastati 3 giorni a contatto con indiani VERI e non truffatori per capirlo.

 

La Gallery della città folle Varanasi

 

 

Varanasi: il Manikarnika Ghat

Manikarnika Ghat è il ghat di cremazione primario di Varanasi: si tratta di una dei più antiche ghat di Varanasi. È venerato nella religione indù.
Il santuario Manikarnika è un importante luogo di culto per Shaktismo setta di induismo, E ‘vicino al Tempio Kashi Vishwanath. Secondo la mitologia Daksha Yaga si ritiene che gli anelli che portava all’orecchio il dio Sati Devi siano caduti qui. Manikarna infatti in sanscrito significa anelli dell’orecchio.
La mitologia indù insegna che il ghat è particolarmente sacro e che le persone cremata lì riceveranno il “moksha“.
Nelle religioni indiane e la filosofia indiana, Moksha (sanscrito: मोक्ष moksa) significa emancipazione, liberazione o rilascio nel senso escatologico, che connota la libertà dal samsara: il ciclo di morte e rinascita. Nel epistemologico e senso psicologico, moksha connota la libertà, l’auto-realizzazione e conoscenza di sé.
Nelle tradizioni indù, Moksha è un concetto centrale e incluso come uno dei quattro aspetti e gli obiettivi della vita umana; gli altri tre obiettivi sono dharma (virtuosi, corretta, vita morale), artha (prosperità materiale, la sicurezza del reddito, mezzi di vita), e kama (piacere, sensualità, appagamento emotivo).
Insieme, questi quattro scopi della vita sono chiamato Puruṣārtha nell’induismo.